lunedì 27 aprile 2009

NON E' BENE

Io sono una persona immensamente sventurata.
Sembra quasi che il mio corpo attragga le sciagure un po' come la melassa attrae le mosche, con la differenza che le mosche sono più un fastidio urticante che una disastrosa calamità.
Sono ormai da tempo rassegnato all'idea che nessuno possa mai dirsi realmente al sicuro nemmeno fra le mura domestiche (conclusione alla quale sono giunto dopo aver infranto svariate vetrate con la schiena, divelto tendaggi, spezzato braccioli di sedie e fatto capitombolare oggetti il più delle volte grossi, ingombranti e pesanti contro la mia fronte): ritenevo, tuttavia, che l'esser cauto e prudente avrebbe potuto bastare a preservare la mia integrità fisica o, quantomeno, a non espormi a minacce di grossa entità.
Mi sbagliavo: ieri sera, per l'appunto, ne ho avuto la riprova.
Il Risiko è un gioco molto pericoloso. Agita le coscienze, diffonde inquietudine, è capace di corrodere persino i legami più saldi con subdola efficienza. Le ore trascorse chini sul tabellone sono estenuanti, sfiancano persino i guerrieri più sanguinari: per questo motivo, non appena una partita si conclude, l'unica cosa che andrebbe fatta sarebbe afflosciarsi mollemente su un letto di piume e svuotare due o tre barili di birra.
Quello che ho pensato bene di fare io una volta finito il match, invece, è stato agganciare il mio orecchino allo stipite della finestra e poi strattonare con forza, di modo tale che l'acciaio del monile potesse farsi strada tra le mie tenere carni e squarciare un paio di centimetri di cartilagine, il tutto in un'esplosione di dolore lancinante e di sangue rosso scuro.
Scappo in bagno con il fido Sciacallo al mio seguito (grazie Sciakko) giusto in tempo per notare che, laddove qualche istante prima si stagliava il profilo del mio orecchio sinistro, adesso il posto appartiene ad un deforme bulbo pulsante e macilento, grondante di sangue come un quarto di bue appeso ad un gancio da macellaio.
Ficco metà testa sotto il rubinetto e giro il pomello dell'acqua fredda, inorridendo alla vista dei fiotti di liquido rosa che vorticano attorno allo scarico del lavabo.
Sciacallo (grazie Sciakko), dolce infermierina d'alta scuola, tampona infaticabilmente la ferita con impacchi di cotone imbevuto nell'alcool. La sua voce è rassicurante.
Le mie gambe sembrano inspiegabilmente farsi pesanti come sacchi di sabbia, la testa divenire leggera come un palloncino ad elio. Le piastrelle del mio cesso cambiano colore, sembrano quasi sbiadire. Guardo Sciacallo (grazie Sciakko) ed anche i contorni del suo viso perdono definizione. Un poco tutto perde definizione.
Quando riprendo conoscenza mi ritrovo disteso sul mio letto: Sciacallo (grazie Sciakko) sta versando un fiume di acqua mista a zucchero direttamente nella mia trachea, mentre Roger e Lele (grazie Roger, grazie Lele) mantengono le mie gambe tese verticalmente, non risparmiandomi neanche una battuta sagace e pungente riguardo la manifesta goffaggine che mi caratterizza.
"Così impari a trafiggerti con aghi metallici".
"Facciamo gli alternativi, suvvia, quanto può mai contare la buona salute in confronto alla figosità?"
Roba del genere, insomma.
Il seguito altro non è che scrosci di risate e ringraziamenti deferenti da parte mia, quindi non proseguirò con la narrazione.
Un punto sul quale vorrei insistere prima di concludere, tuttavia, è il seguente.
Il corpo umano prende forma nello spazio conformemente alle più armoniche leggi di natura mai elaborate. Tutto è proporzionato, ogni dettaglio è sapientemente mescolato con l'insieme.
Siamo perfetti così come siamo, indipendentemente dal fatto che rispondiamo o meno ai canoni estetici imperanti. 
NON E' BENE PUNZONARSI LE CARNI PER FAR SFOGGIO DI MONILI ED ORNAMENTI VARI. DAVVERO.

mercoledì 14 gennaio 2009

Il mio esame

E, come al solito, si studia per gli esami. Non che nella mia vita non faccia altro, questo no. Soltanto, com'è naturale, i periodi si alternano, così come le stagioni, ed adesso è periodo di esami.
Stavolta mi tocca "Storia Romana".
Storia Romana.
E' noiosa, è ripetitiva,  è tronfia, è roba per quei pomposi arroganti estimatori di un passato più nobile, che tanto si struggono per proporre il rinvigorimento dei nostri valori e poi suggeriscono, al fine di conseguire questo obiettivo, di fare un tuffo nel passato e, possibilmente, di annegarci dentro. Ma dai.
Ora, il fatto che mi sia stato imposto di trascorrere ore e ore su libri poco interessanti mi rende insanamente predisposto ad attaccare l'intero sistema universitario. Così, solo per ripicca.
Dato che, ciononostante, mi capacito di quanto ciò sia inopportuno e controproducente, mi limiterò ad immaginare il colloquio che mi piacerebbe avere con il docente se solo costui non avesse il potere di schiacciare la mia carriera universitaria così come si schiaccia una zanzara dalle ali spezzate.

PROF: " Mi parli della tetrarchia."
HOLO: " Nemmeno per sogno."
PROF: " Prego?"
HOLO: " Hai sentito."
PROF: " ... "
HOLO: " Non fare quella faccia."
PROF: " Io... ecco..."
HOLO: " E non balbettare. Mi irrita."
PROF: " Questo... è inaudito... è un affronto..."
HOLO: " Sarà, ma almeno non è una cosa noiosa. Come invece è la Storia Romana. Come invece sei tu che la insegni. Come invece è la tua stupida vita. "
PROF: " MA COME SI PERMETTE?"
HOLO: "Guarda, non devi gridare. Ho un principio di otite all'orecchio destro. Non è rispettoso, sono malato."
PROF: " SE NE VADA!"
HOLO: " Ora me ne vado. Prima dammi un voto."
PROF: " FUORI!!!"
HOLO: " Okay, me lo scrivo da me. Ammetto che non è stato esattamente il genere di colloquio che saresti solito premiare con un bel 30 tondo tondo, quindi scrivo 28. Ecco... Fatto. Una firma qui, per favore."

Il professore scatta in piedi, lasciando che la sedia rotoli alle sue spalle. Il volto è paonazzo, imperlato di sudore. Gli occhi sprizzano scintille e le labbra sono ritratte, così da mostrare la sua dentatura giallognola nell'atto di digrignare i molari. Sembra nervoso.

PROF: " VADA FUORI, HO DETTO!!"

Sbraita come un cane rabbioso. Gli manca solo un rivolo di bava schiumosa lungo il mento. 
Mi allontano dall'aula, libretto alla mano.

HOLO: "Arrivederci!"

domenica 4 gennaio 2009

Il Poker

Ho avviato una lunga ed estenuante riflessione riguardo il gioco del poker.
Saranno ormai un paio d'anni che trovo diletto immenso nel trascorrere ore intere della mia vita con le carte in mano. Ho appreso le regole delle più strampalate varianti, dal Jamaican allo Stud, dall'Omaha all' H.O.R.S.E., dal Razz al più semplice e diffuso Texas Hold'Em.
Di certo non posso essere considerato il campione dei campioni, eppure le mie abilità mi hanno permesso di sostentarmi durante periodi di magra grazie alle vittorie accumulate. Ho raccolto esperienza partecipando a partite di svariati livelli di serietà, vagando tra tavoli nei quali per vincere basta puntare una caramella mou ad altri nei quali parlare durante la distribuzione della carte era un atto punibile con quindici scudisciate. 
Una bella notte capita, a dispetto della presunzione con la quale asserisco di averne viste di cotte e di crude, che durante una mano di Telesina il mio poker di K viene sconfitto da una scala reale a quadri ottenuta scoprendo l'ultima vela rimasta a faccia in giù. Il mio avversario, con una tattica che, per ragionevolezza, è considerabile una grave offesa a tutte le forme di intelligenza superiore, continuava a vedere le mie ingenti puntate nonostante le sue carte fossero scompagnate ed inservibili. Egli, in sostanza, acconsentì a scommettere la quasi totalità della propria dote con la convinzione che dio l'avrebbe ricompensato per il suo coraggio - parola che, in aramaico, può significare anche "completa mancanza di raziocinio compensata da uno sviluppo abnorme delle dimensioni del culo"- nell'attendere il bacio della dea bendata.

Holomae : " Sei euro."
Coraggioso (senza indugio) : " Vedo."
Giocatore n.3 : "Passo."
Giocatore n.4 : "Passo."

Di fronte a me campeggiano fieramente due K e due A. La quinta carta, nascosta alla vista degli avversari, è proprio quello splendido terzo K che trasforma una blanda doppia coppia in un Full letale come il cianuro ad un bebè. Per quanto mi sforzi di trovare quella connessione sussistente tra una Q di quadri, un 8 di fiori, un 7 di cuori ed un J di fiori, il mio cervello non riesce ad elaborare una teoria che renda giustificabile vedere una puntata di due quinti della dote con nulla in mano.
Si scopre la prima vela. J di quadri.

Holomae : " Tre euro."
Coraggioso : " Vedo." 

Per un lungo, interminabile attimo, Il Coraggioso ed io ci guardiamo negli occhi. Sento che le mie sopracciglia, animate da vita propria, si sono corrugate in un'espressione di incredulo sgomento. Lo sguardo del mio avversario è vuoto, vacuo. Mi sembra di guardare un pauro.
Il terzo Kappa è coperto, nascosto alla vista di tutti. Il Full non è visibile, ma facilmente intuibile. Ma, dato che madre natura distribuisce i propri doni a casaccio, concludo che non è obbligatorio saper leggere il gioco altrui e che Nemo potrebbe esser convinto che io stia bluffando con nulla più di una doppia all'attivo.
Seconda vela. K di quadri.

Holomae : "Sei euro."
Coraggioso : "Vedo."

Silenzio.

Holomae : "Perché hai visto."
Coraggioso : "Il mio punto è più forte del tuo."

Silenzio.

Giocatore n.3: " Coraggioso, il Full batte il Tris ed il Poker batte il Colore."
Coraggioso : " Lo so."

Silenzio.

La terza ed ultima vela viene scoperta. Dieci di quadri. Io ho un poker di K e il pauro ha il 33 % di probabilità di avere un colore ed il 4 % di probabilità di avere una reale, se sta nascondendo l'Asso di quadri. Decido che, vista l'atmosfera surreale che avvolge come una nebbia fumosa la pragmaticità della mia tattica, sia giunto il momento di lasciar parlare questo pesce rosso che c'ho di fronte.

Holomae : "Cip."
Coraggioso: "Cip."

Sono sbigottito. 

Holomae (rivelando il quarto K): "Io ho poker di K."
Coraggioso (rivelando l'asso di quadri) : "Io ho reale di quadri."

Gli altri due giocatori ed io, i volti cinerei, guardiamo questo essere immondo raccogliere le fiches dal piattino. Ha l'aria spavalda e soddisfatta. 
Decido di mitigare il tumulto di magma che ribolle nelle mie viscere e dimostro grande virtù non perdendo la pazienza. Impassibile, raccolgo le carte e le ordino in un mazzetto, che porgo al prossimo di mano.

Holomae (al Coraggioso): "Posso chiederti una cosa?"
Coraggioso (impilando ordinatamente le MIE fiches di fronte a sé): "Certo."
Holomae : " Perché, quando è chiaro che io abbia già un Full, tu vedi sei euro di scommessa con due quinti di colore in mano?"
Coraggioso : "Mah, me la sentivo."

Calmati. E' un tuo ospite. Ti ha portato il pandoro. Ti vuole bene, uscite insieme. Siete amici.
Amici, ricordi? Respira. Non è colpa sua. Gli è andata bene, puoi forse fargliene una colpa?

Holomae : " Hai visto una puntata di 15 euro con un gioco la cui percentuale di riuscita si aggirava intorno al 3% perché te lo sentivi?"
Coraggioso: "Certo."
Holomae : "Certo."
Coraggioso : "Me lo sentivo proprio."
Holomae : "Uh - uh."

Silenzio.

Coraggioso : "Bella mano, eh?"
Holomae : "Bella mano, sì."
Coraggioso : " Così si gioca a poker."
Holomae : "Vai fuori da casa mia."

Eventi del genere non possono non risvegliare in me l'amore per la filosofia. Questa mano di poker dimostra che l'Irrazionale detiene grande forza. L'illogicità può trionfare sull'ordine mentale. Colui il quale è libero dal peso dell'intelletto può ferire nell'intimo una persona che, decisamente, ha molto più diritto di lui di calpestare il suolo terrestre. Quando il culo la ragion contrasta, il culo vince e la ragion non basta.
Ciò che rende tutto questo INACCETTABILE è che sono stato sopraffatto in quanto raziocinante. Se lui fosse stato un'essere pensante, quel piatto strabordante di denaro si sarebbe svuotato di fronte a ME. Lui ha vinto perché è cretino.
Questo estirpa da me tutta la fiducia che avevo nei confronti del genere umano. 
Il mondo è proprio invivibile, se sai quanto fa tre per due.







venerdì 2 gennaio 2009

Homo Sapiens!!!

Forse dovrei, anzitutto, dedicare un poco di tempo all'elaborazione di un'adeguata presentazione della mia persona e dei miei scopi nel creare un blog.
Forse dovrei, ma forse no.
Forse dovrei, in sostituzione, ragionare almeno un minuto su quello che potrebbe essere un incipit accattivante per questo diario alfanumerico. Ma ciò, inequivocabilmente, significherebbe che me ne importa anche solo un poco di rendere queste pagine una lettura interessante per i più, e così non è. 
Forse dovrei, in definitiva, scrivere qualcosa di concreto e pregno di significato - che so, un aforisma, un proverbio, un detto popolare - per dimostrare che c'è una ragione se spreco il mio tempo sulla tastiera di un computer invece di girare il mondo tentando di ingravidare quante più donne posso.
Ma quello che sto facendo una ragione vera e propria non ce l'ha.
Di conseguenza non adempierò a nessuno dei tre ipotetici doveri sopra esposti e mi divertirò notando che, dichiarando di non volerlo fare, l'ho appena fatto.
Ma che dire, che dire!!
Pare proprio che la telematica sia diventata il sostituto ideale ai rapporti umani. 
Youtube e Vedogratis sono, rispettivamente, la nuova televisione ed il nuovo cinema.
iTunes e Facebook, se utilizzati in combo, sono la nuova discoteca - si tratta, in entrambi i casi, di ascoltare musica e urlare cazzate a più non posso senza che nessuno capisca una cippa.
I siti porno stuzzicano la fantasia dei meno fortunati nelle relazioni intersessuali, rendendoli sempre più incapaci nel rapportarsi e sempre più bisognosi di autoerotismo.
Ecco qua, ventunesimo secolo: lo schermo di un laptop racchiude in sé una soddisfacente sintesi di tutti i divertimenti ed i valori che, tanto stupidamente, si cerca fuori dalla porta di casa con terribile spreco di energia.
Ho acconsentito, spinto dal deprecabile bisogno di sentirmi socialmente accetto, a creare un account di Facebook ed a iniziare a guardare film in streaming anziché al cinema (contribuendo, mio malgrado, al dilagare inarrestabile di questo disonesto malcostume). Ho iniziato, mio malgrado, a non reputare più disgustosi tutti coloro i quali si avvalgono di strumenti vili e semplicistici al fine di procurarsi un'erezione (pur rimanendo, questo devo puntualizzarlo, un convinto sostenitore del rapporto sessuale vecchia maniera).
L'unica cosa che mi mancava, per poter essere considerato un vero e proprio cittadino del web, era proprio il possesso di un blog tutto mio, di un mio spazio da macchiare della malsanità delle mie idee balzane.
Aborrivo, a dire il vero, all'idea di non utilizzare più la vecchia ed adorata carta per imprimere da qualche parte i miei pensieri. Deprecavo dal profondo l'eventualità di sentirmi più a mio agio davanti ad un luminoso monitor piuttosto che curvo su un mucchio di fogli sporchi di marmellata e briciole di pane. 
Ma poi, dopo molto tempo, ho capito che non c'è motivo di rinunciare ad un'abitudine tanto soave - quale è quella della scrittura a mano- in favore di un'altra.
Posso mantenere quella vecchia ed iniziarne una nuova. Perché no?
L'unico problema, in questo mio processo di conversione, è il sentirmi molto meno Homo Sapiens Sapiens.
Sì, perché l'Homo Sapiens Sapiens sa cacciare, sa pescare, sa sopravvivere in una foresta così come in un deserto. Sa vivere in una grotta priva di riscaldamenti e di elettricità, sa abbigliarsi solo di pelli e foglie rinunciando a Fred Perry e Vic Beckham. Sa badare ai figli e sa appiccare un fuocherello. Sa intrattenere stretti rapporti commerciali con altri uomini contrattando per ottenere più merce ad un prezzo minore. Sa creare capanne, villaggi, cittadelle, forti, feudi, stati. Sa uccidere con una lancia o con un sasso, con un dardo o con un coltello, con una catena o con una spada. Sa fare la guerra e sa fare la pace, sa impiccare i giusti e crocifiggere i figli di dio. Sa rubare, sa tradire e sa inventare.
Io, dal canto mio, tutto questo non lo so fare. Ed allora, accostandomi un poco di più al costume odierno e prendendo ancor più le distanze dalle insigni tradizioni dei miei antenati, non so più se sono un'evoluzione o un'involuzione.
Tanti saluti, e rendiamo omaggio ai microprocessori all'avanguardia.